Sarei grato se fosse pubblicata questa lettera, anche per rendere la “par condicio” ad una vicenda che ha raccontato solo le opinioni di una parte dei protagonisti.
Per gli sportivi di Comacchio la vicenda di Tunon (Tonino Ferroni, ndr) rappresenta l’ennesima mortificazione.
Tutti in paese sanno che la dirigenza del Comacchio-Lidi prima di affidare la 1ª squadra a Tunon ha percorso tutte le strade, anche quelle non percorribili.
Alla fine, ritrovandosi in un situazione disperata, ha optato “obtorto collo” per l’unica scelta possibile.
Si sapeva anche che l’aspirazione di Tunon non era tanto di allenare la 1ª squadra, quanto di far parte di un progetto che prevedesse il rafforzamento del settore giovanile e della prima squadra nel calcio professionistico.
Ora nel momento che Toni ha assunto l’incarico sapeva benissimo a quali difficoltà andava incontro ed ha accettato proprio perchè a quel punto la priorità era la salvezza: base irrinunciabile per i progetti futuri.
I risultati di questo impegno sono sotto gli occhi di tutti: in tre partite ha fatto più punti che gli altri nel resto del campionato.
Paradossalmente la prima ed unica vittoria invece di rafforzare e creare entusiasmo nel gruppo ha evidenziato profonde incrinature.
Inutile raccontare gli eventi che ognuno di noi ha vissuto con amarezza e indignazione.
Ma leggere sui giornali che mister Ferroni si è dimesso per motivi fisici è perchè non ha retto la pressione che comporta allenare la squadra del proprio paese non è solo una grossa menzogna ma anche una grave mancanza di rispetto alla professionalità, alla correttezza e all’entusiasmo contagioso che una carriera trentennale ha suggellato in tutte le società in cui ha prestato la sua opera.
Inoltre se il Comacchio-Lidi non sa dare le giuste risposte che le dimissioni di Tunon richiedono, nutro seri dubbi che possa risollevarsi.
Liviano Luciani
fonte:la Nuova Ferrara
giovedì
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